La revisione del Codice Deontologico e la vittoria del ni
Nel referendum 2023 sulla revisione del Codice Deontologico hanno vinto, alla fine, i si. Per poco. Di certo perde la politica dei forse e ci perde, non di poco, la nostra deontologia. Ora siamo gli unici sanitari ad avere un segreto professionale che tanto segreto, ormai, non è più e le scuole di counseling potranno dormire sonni ancora più sereni. L'unica speranza è il senso di responsabilità del Consiglio Nazionale, che, alla luce del risultato potrebbe inviare il testo a nuova revisione.
di Mauro Grimoldi
La vittoria dei si, la sconfitta dei forse
Il si ha vinto. La revisione del codice deontologico è passata con il 53% delle preferenze.
Eppure, è stata una batosta senza precedenti. Già: perché, normalmente, quando il consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi fa una proposta di revisione del codice deontologico, metti un certo disinteresse dei colleghi, metti che il tema è un po' tecnico, questa passa. Con ampio, anzi amplissimo margine di voti. Nel 2013 questo margine è stato in media dell’85% di sì, verso il 15% di no.
Referendum 2013 | Referendum 2023 | ||
(sul totale preferenze) | (voto accorpato) | ||
SI | NO | SI | NO |
85% | 15% | 53% | 47% |
A questo giro poi, il consiglio nazionale aveva fatto anche una piccola campagna elettorale a favore del sì. Eppure, è andata così.
La vittoria dei si
A onore del vero, i si hanno vinto. Una vittoria di Pirro, però, dato che c’è già chi conta su una prossima revisione, magari da anticipare il più possibile per cavalcare il diffuso malcontento. Di fatto, però, già oggi, su questa revisione del codice deontologico, il mondo della psicologia si è spaccato in due. E poiché nessuna forza politica professionale ha preso posizione ufficiale in materia, l’inadeguatezza dell’articolato è stata affidata al tamtam dei singoli, che in pochi giorni hanno diffuso notizie, hanno sparso la voce. Un bel movimento, spontaneo, indipendente. In tutto questo rumore si è sentita perfino la voce di Eugenio Calvi, uno dei padri del codice deontologico, cui ha immediatamente risposto un altro capostipite della professione, Guglielmo Gulotta, che, con grande difficoltà e qualche forzatura, ha risposto all’ex amico e coautore, con lui, di testi sacri.
Chi ha vinto
Politicamente, ha vinto il Consiglio Nazionale, che ha proposto il primo referendum che non dava la possibilità di votare nel merito i singoli articoli. In pratica, ha chiesto un voto di fiducia al governo, in totale spregio alla possibilità di votare nel merito. Un schiaffo forse è troppo, ma almeno un pizzicotto alla democrazia.
Il consiglio nazionale, però, se incassa la sua piccola vittoria politica, dovrà comunque ammettere una sconfitta sul piano tecnico. Questa revisione, infatti, è passata ma non è certo piaciuta. E non è piaciuta perché conteneva quelli che, dopo più di dieci anni di insegnamento della deontologia in diversi contesti universitari e non, mi spingo a definire errori.
La revisione dell’articolo 21, incurante della giurisprudenza, ci riporta indietro di 10 anni sul tema della tutela, rimettendo le scuole di counseling e di varie pratiche in odore di abusivismo un po' più liberi di organizzare corsi di formazione aperti a tutti.
La revisione del 12 ci rende l’unica professione sanitaria il cui segreto professionale non è tale. Già perché oggi, in certe circostanze, può essere rivelato. Nonostante i segreti che custodisce lo psicologo siano spesso i più intimi e i meno dicibili al di fuori dello studio. E tu vallo a spiegare al paziente.
E poi. La revisione dell’articolo 31 riduce la portata del consenso informato, e il 22 limita anche l’adesione alle buone prassi.
Mi fermo qui solo per non annoiare.
Quello che si poteva fare e non si è fatto
Riferendoci alle metà ricerche sui codici deontologici internazionali (ad es Kluntgen, o Leach e Harbin, 2010) si poteva (e forse si sarebbe dovuto) considerare diverse cose. Tra i grandi assenti:
- L'incidenza delle nuove forme di comunicazione psicologo-cliente, la gestione dei messaggi online e dei profili social pubblici e privati, anche con riferimento al tema del decoro e della dignità (art 2)
- L’oggettività e l’onestà delle qualifiche con cui lo psicologo si presenta (art.5)
- L’enorme tema, di molto perfettibile, dei rapporti tra colleghi, della collaborazione, della correttezza nei rapporti di fiducia e nella concorrenza (artt. 33-36);
- I doveri di segnalazione dei colleghi e altri professionisti;
- I doveri di lealtà verso il paziente e il contrasto al conflitto di interessi;
- Il coinvolgimento in attività sociali e nella progettazione di servizi pubblici utilizzabili;
- L'altro grande tema, che ha impegnato diverse commissioni etiche, delle dichiarazioni pubbliche dello psicologo.
Tutta roba che nel nostro codice non c’è e continua a non esserci.
Quell’ago dell’1% che fa pendere la bilancia
Il risultato di oggi manda un messaggio politico. Perché oggi, a perdere, alla fine, è stato il buon senso. Bastava poco, bastavano 1300 voti, una manciata rispetto ai centomila psicologi italiani, poco più dell’1%. Forse non conveniva rischiare, viene da pensare, a meno di un anno dalle elezioni ordinistiche. Eppure bastava un po’ di coraggio in più e il bubbone sarebbe esploso, senza ricadere sugli psicologi italiani. Ora, se, come prevedibile, saranno le ragioni della politica in senso più deleterio a vincere, il nuovo codice verrà applicato senza più pensarci, e questo referendum resterà confinato tra i ricordi, fino alla prossima tornata.
Certo, non è detto.
Un consiglio nazionale illuminato, di fronte a questo risultato, potrebbe rinviare il testo alle commissioni istruttorie, per nuove e ben più lungimiranti e doverose riflessioni tecniche. Ma lo farà?
Purtroppo, nella politica del forse, i risultati rimangono nel forse anche loro, inevitabilmente incerti ed esposti al banale braccio di ferro di chi possiede il megafono migliore in quel dato momento.
Ma non è certo questo è il modo di lavorare quando si tratta della qualità di un’intera professione, quando si tratta del più importante biglietto da visita che tutti gli psicologi presentano ai propri pazienti e i propri clienti.